Il modello di sviluppo Toolkit Interlife sulle pagine de "ll Sole 24 ore" come possibilità concreta di crescita economica e sociale e risposta alla crisi migratoria.
Servizio di Eleonora Cipolletta - 31 Gennaio 2024
Nel 2023 i migranti internazionali sono circa 184 milioni, il 2,3% della popolazione mondiale. Lo dicono i dati presentati dalla Banca Mondiale a corredo del World Development Report 2023: Migrants, Refugees, and Societies. Le motivazioni alla base delle migrazioni sono complesse e spesso intrecciate fra loro: dai conflitti e situazioni di violenze a disastri ambientali; dall’estrema povertà, che non consente il soddisfacimento dei bisogni primari della persona, alle persecuzioni.
In questo quadro, si inserisce un modello di sviluppo pensato da Interlife Onlus, un’organizzazione di cooperazione internazionale che dal 2008 opera in India ed Africa, e che si è posta l’ambizioso fine di incentivare lo sviluppo, creando opportunità di lavoro, in contesti di estrema povertà e vulnerabilità, offrendo alle popolazioni un’alternativa alla migrazione.
Come? Attraverso dei Toolkit per avviare micro-imprese a conduzione familiare, capaci, non solo di produrre benefici economici ai diretti interessati, ma di innescare anche effetti solidali amplificatori per tutta la comunità.
Startup di micro imprese a conduzione familiare
Il modello ideato da Interlife si basa sui Toolkit, ovvero programmi completi che forniscono formazione, attrezzature, materie prime, competenze professionali – in coltivazione, allevamento e commercializzazione di prodotti – e tutto il supporto per avviare, partendo da zero, un’attività lavorativa in grado di sostenere i beneficiari e le proprie famiglie, e non solo.
Chi riceve un Toolkit, dopo aver avviato la propria impresa, si impegna a confezionarne uno nuovo e donarlo a un’altra persona in difficoltà, innescando una sorta di effetto a cascata: una catena solidale per tutta la comunità, che potenzialmente potrebbe non fermarsi mai, se non alla copertura totale della comunità.
In questo modo le diverse comunità beneficiarie, africane e indiane, hanno la possibilità di progredire secondo le loro esigenze ed i loro tempi, nella propria terra, diventando esse stesse i protagonisti di un cambiamento “vitale”.
Un mondo migliore è possibile: i risultati
Questo modello si traduce direttamente in una maggior disponibilità e differenziazione alimentare, nella creazione di lavoro in loco, nella crescita esponenziale di beneficiari, nella scolarizzazione dei bambini, in dinamismo economico locale, nell’apertura di nuovi mercati, nell’empowerment delle persone più fragili e nel rafforzamento della coesione sociale.
Grazie a questi toolkit e all’indotto generato, il numero dei pasti garantiti al giorno è passato da appena 1 a 3, il 100% dei bambini delle famiglie beneficiarie del Toolkit va ora a scuola, il rafforzamento dei legami comunitari ha portato ad una riduzione delle discriminazioni e crescita di iniziative comunitarie spontanee di solidarietà, salute pubblica e benessere collettivo, il 100% dei Toolkit rurali sono biologici e promuovono la rigenerazione del suolo e la riforestazione di aree a rischio di desertificazione.
Non solo un futuro migliore sembra possibile, ma sembra realizzabile grazie all’incentivazione e all’autodeterminazione delle popolazioni autoctone, senza imposizioni esterne. Beneficio che non mira esclusivamente ad un vantaggio economico, ma che va di pari passo alla solidarietà, lanciando il messaggio di speranza che insieme si può crescere, anche in zone fortemente svantaggiate e povere. Se messi nelle condizioni di farlo.
“La carità è umiliante perché viene esercitata in senso verticale e dove capita; la solidarietà è orizzontale e comporta il rispetto reciproco.”Eduardo Galeano
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